venerdì 18 luglio 2008

Scritti autografi di viaggi etilici o di come “Simul stabunt, vel simul cadent“


Aerostato in Indocina

A Natale del 2002 mi fu regalato un Aerostato postdatato per il 2005. Non avevo mai tenuto un diario ma, sull'impulso della gratitudine per il dono, decisi di emulare Quintiliano: per un anno, nulla dies sine linea. E così ho fatto: per 1092 lunghi giorni ho doverosamente riempito ogni sera una paginetta, a matita, annotando pensieri, parole, disegni, schizzi, lampi di genio, opere e omissioni della giornata. Una paginetta per registrare nella memoria esterna cartacea il lavorìo interno del software mentale, e quello esterno dell'hardware corporale. Una paginetta per fissare le prime idee di fumetti, i piani di tele irrealizzabili, i percorsi di viaggio, i momenti che venivano e se ne andavano, e che si sarebbero persi nel nulla (senza danno) se non avessi cercato di fermarli sul foglio. Alla fine di quegli anni marcescenti, passati per metà in cantieri Australiani, ho riposto il diario, perché sedimentasse insieme ai cruciali avvenimenti che avevano radicalmente cambiato la mia vita. L'ho riesumato momentaneamente ora, per estrarne le innocue pagine relative a un viaggio in Cambogia e Laos: pagine più descrittive che introspettive, per (s)fortuna del lettore.


Dovrò pagare un extra alla segretaria per decifrarne la scrittura cuneiforme che contengono e trascriverli digitalmente.

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