venerdì 15 febbraio 2008

il nastro di Moebius


Nelle superfici che durante la vita quotidiana siamo abituati ad osservare, abbiamo sempre due "lati" (o meglio, facce), per cui è sempre possibile percorrere idealmente uno dei due lati senza mai toccare l’altro, salvo attraversando una ben definita e visibile linea di demarcazione costituita da uno spigolo, il "bordo". Per queste superfici è possibile stabilire convenzionalmente un lato "superiore" o "inferiore", oppure "interno" o "esterno". Nel caso del nastro di Moebius, invece, tale principio viene a mancare: esiste un solo lato e un solo bordo. Dopo aver percorso un giro, ci si trova dalla parte opposta. Solo dopo averne percorsi due ci ritroviamo sul lato iniziale. Quindi per esempio un Cellophan potrebbe passare da una superficie a quella "dietro", senza attraversare il nastro e senza saltare il bordo, semplicemente camminando o nella fattispecie volando abbastanza lontano.Tale caratteristica venne applicata dal nostro scalcagnato eroe in una delle applicazioni sconosciute ai più, attraverso la tecnica del doppio avvitamento scalare intersecato alle rette parallele tangenti l’estremo del nastro riuscì a portare il suo aerostato a tendere all’infinito dove vide entranbe le rette parallele toccarsi creando brillii miritescenti.
G*

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